Economia circolare: innovazione, sicurezza e sostenibilità delle materie plastiche a contatto con gli alimenti

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Economia circolare: innovazione, sicurezza e sostenibilità delle materie plastiche a contatto con gli alimenti

Si è svolto oggi a PLAST alla Fiera di Milano, il convegno dal titolo “Economia circolare: innovazione, sicurezza e sostenibilità delle materie plastiche a contatto con gli alimenti” organizzato da AMAPLAST-Associazione Nazionale Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e Gomma.

Ad aprire i lavori il Presidente di Amaplast, Alessandro Grassi, il Presidente di PlasticEurope Italia Massimo Covezzi e Anna Paola Cavanna, Presidente dell’Istituto Italiano Imballaggio.

Alessandro Grassi ha sottolineato come “l’economia circolare sia un concetto che sta a cuore a tutti noi, primi fra tutti i costruttori di macchine che io qui rappresento. La tecnologia per produrre imballi alimentari innovativi e più sostenibili esiste già, come si può toccare con mano nei padiglioni della Fiera PLAST che ci ospita; ed è altrettanto vero che si stanno sviluppando sempre nuovi  materiali e tecnologie che ci daranno l’opportunità di produrre degli imballaggi sempre più sostenibili e sempre più compatibili. Abbiamo davanti un percorso all’insegna della sostenibilità e della reale fattibilità, ma non dimentichiamo che di strada ne abbiamo fatta molta, anche se pensiamo solo a 10 anni fa”.

Il quadro legislativo comunitario dell’economia circolare è stato oggetto dell’intervento di Paola Migliorini, DG Ambiente Commissione Europea che ha sottolineato come tutte le politiche comunitarie in materia abbiano lo scopo di arrivare ad un mondo, ad una Europa più sostenibile di cui l’Economia Circolare è uno dei pilastri. Questa politica deve comunque armonizzarsi con le altre politiche comunitarie afferenti altri aspetti del vivere comune come industria, lavoro, educazione. L’Italia è un Paese innovatore e quindi deve essere considerata come un’opportunità per le nostre aziende perché dove serve capacità di ingegneria, eco design, creatività, capacità di lavorare su materiali e sui prodotti, l’Italia può essere concretamente protagonista. L’obiettivo dell’Ue non è una guerra alla plastica ma è quello di ridurre l’impatto da inquinamento dovuto ai comportamenti; in questo senso va anche l’appello volontario alle aziende per lavorare insieme, perché l’Economia Circolare funziona solo con la cooperazione di tutti.

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A seguire, il Professor Luciano Piergovanni dell’Università di Milano ha approfondito il tema dell’Economia circolare con particolare riferimento alle materie plastiche a contatto con gli alimenti. Il concetto dello sviluppo sostenibile oggi è definito come l’equilibrio dinamico tra l’economia, l’ambiente e le esigenze della comunità. Per farlo oggi bisogna mettere in campo tecnologie, green economy ed economia circolare che si contrappone all’economia lineare di lontana memoria. Diventa importante la produzione di beni di lunga durata, la riduzione della produzione di rifiuti, guardare al mondo produttivo con un approccio sistemico.  Il mondo sembra voler andare a parole verso le bioplastiche, ma oggi sono solo 1% del consumo, perché ad oggi sono meno performanti in quanto più care e meno efficienti. “In realtà io credo che oggi la soluzione perseguibile sia la produzione di materie plastiche da fonti rinnovabili. Questo sembra anche l’orientamento del mercato, soprattutto quando si fa riferimento a imballi per alimenti. Inoltre la produzione di materie prime per le bioplastiche occupa grandi superfici a scapito della produzione di alimenti. Il percorso da intraprendere è quello di mettere al centro l’innovazione per sviluppare nuovi materiali performanti, indipendentemente dalla biodegradabilità.

Innovazione e sostenibilità degli imballi sono stati gli argomenti al centro degli interventi di Monica Fochessati, di Selex e di Dario Dainelli di Sitgroup. E’ emerso come la grande distribuzione organizzata sia particolarmente attenta alle esigenze del mercato, cioè dei clienti. Il primo requisito dell’imballo deve essere la durata, l’integrità e l’igiene del prodotto. Pensiamo però anche che un imballo debba preservare il prodotto da coloranti, odori, cessione di sostanze, anche quando non si vedono.

Il secondo requisito è il servizio che deve svolgere l’imballo, questo aspetto è fortemente legato al tema dell’innovazione. Le confezioni devono essere facilmente utilizzabili, apribili e richiudibili, monoporzione, a traspirazione controllata (pensiamo all’insalata), utilizzabili per il microonde; inoltre, oggi non si può non tenere conto dell’e-commerce, che è la nuova frontiera dell’imballo anche alimentare. Il packaging deve sottostare però anche alle leggi del marketing perché il prodotto che contiene deve essere acquistato; deve essere accattivante ma anche sostenibile. La sostenibilità oggi è anche una leva di marketing e il consumatore deve essere coinvolto nella scelta e soprattutto nello smaltimento della confezione.

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Non bisogna però dimenticare che la Grande Distribuzione ha anche la necessità di imballi per il trasporto fino allo scaffale ed è qui che si esprime meglio la responsabilità sociale dell’azienda. L’innovazione nell’ambito dell’imballo flessibile in materiale plastico passa per alcuni aspetti fondamentali che sono: la riduzione continua del peso pur mantenendone la qualità, la vita utile, la riciclabilità, l’appeal, la rispondenza alle normative.

Quindi, la sostenibilità deve essere accompagnata alla sicurezza. Questo aspetto è stato approfondito da Marco Sachet dell’Istituto Italiano Imballaggio che ha sottolineato come oggi viviamo in un mondo pieno di luoghi comuni sull’imballaggio: dal km zero, all’imballo tutto biodegradabile, all’impatto ambientale del packaging. In realtà quello dell’imballaggio è un settore molto normato se si considerano gli obiettivi di recupero e di riciclo. Gli obiettivi sono “fare di più con meno”, riutilizzare (cioè progettare un imballo che svolga più volte la sua funzione), recuperare. Dove recupero significa riciclo, recupero energetico, compostaggio.

Nel concreto è stato poi esposto il caso aziendale di Ferrarelle. Giuseppe Dadà ha dunque raccontato come cresca la raccolta del PET nel settore delle acque minerali, ma l’azienda è impegnata su più fronti che vanno dalla riduzione del peso, grazie anche all’ecodesign, alle informazioni in etichetta sullo smaltimento e alla riduzione dell’overpackaging. Inoltre l’impresa è impegnata nell’ambito dell’economia circolare e della responsabilità allargata del produttore. L’azienda sta per partire con un impianto all’avanguardia di riciclaggio “bottle to bottle” molto vicino allo stabilimento di imbottigliamento.

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Sicurezza e valutazione del rischio delle materie plastiche a contatto con gli alimenti è stato l’oggetto del focus conclusivo del convegno a cura della dottoressa Maria Rosaria Milana dell’Istituto Superiore di Sanità. I Materiali Oggetti a Contatto per gli Alimenti (MOCA) sono utili sia per il trasporto sia per la conservazione degli alimenti. I MOCA nella teoria non dovrebbero consentire la migrazione delle sostanze agli alimenti ma questo non è possibile scientificamente. L’importante è che ci sia un trasferimento limitato, ma soprattutto una migrazione che non costituisca un rischio per la salute e non alteri il gusto dell’alimento. La migrazione dipende anche da fattori come il tempo di esposizione, la temperatura di conservazione e la quantità. Per stabilire limiti e norme bisogna anche comprendere chi è l’utilizzatore finale e le quantità di migrazione accettate. Ci sono leggi, le aziende devono rispettare le regole e sul mercato ci sono i controlli, ma anche il consumatore deve contribuire con un comportamento corretto. Oggi è importante progettare bene i MOCA cercando soluzioni innovative e sicure, adatte al prodotto che devono contenere e agli utilizzatori finali. Non possiamo parlare di plastica ma di plastiche, e ognuna di esse deve rispondere alle esigenze e alle norme per cui è stata progettata.

Per informazioni: www.plastonline.org – tel +39 02 8228371

 

 

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