VAN GOGH E IL GIAPPONE

Cinema

Van Gogh e il Giappone, un docufilm distribuito da Nexo Digital, per la regia di David Bickerstaff, nelle sale italiane soltanto per tre giorni, il 16, 17 e 18 settembre 2019, è un viaggio tra le bellezze della Provenza, l’enigma del Giappone e le sale della mostra ospitata nel 2018 al Van Gogh Museum di Amsterdam.

La corrispondenza fra Vincent Van Gogh (Zundert 1853 – Auvers-sur-Oise 1890) e suo fratello Theo (Zundert 1857 – Den Dolder 1891), con le testimonianze di alcuni suoi contemporanei, sono la fonte da cui viene raccontato il profondo legame tra l’artista olandese e l’arte giapponese.

Vincent fu autore di quasi novecento dipinti e più di mille disegni e i numerosi schizzi non conclusi e i tanti appunti destinati probabilmente all’imitazione di disegni artistici di provenienza giapponese.

I suoi soggetti consistevano in autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, rappresentazione di campi di grano e girasoli.

La produzione di Vincent Van Gogh fu profondamente influenzata dall’arte giapponese che recepì con entusiasmo e passione, pur non avendo mai effettuato un viaggio in Giappone. Ne è testimonianza una lettera datata 28 novembre 1885, indirizzata al fratello Theo, quando Vincent si stabilì ad Anversa e gli scrisse d’aver appeso alle pareti del suo atélier delle stampe giapponesi: <<Il mio studio è ora più sopportabile, sono molto divertenti quelle piccole figure femminili nei giardini o sul bagnasciuga, i cavallerizzi, i fiori, i rami spinosi e contorti.>>

Il 24 settembre 1888 Vincent scrisse a Theo: <<Quello che invidio ai giapponesi è l’estrema limpidezza che ogni elemento ha nelle loro opere. I giapponesi riescono a creare figure con pochi tratti ma sicuri.>> Sempre nel 1888, Vincent lasciò Parigi per trasferirsi ad Arles, definito da lui “il posto ideale per gli artisti che amano il sole e il colore”. Il dipinto “Il Seminatore”, un’opera del 1888, oggi conservato al Kroller-Muller Museum di Otterlo (Paesi Bassi) ne è testimonianza.

Il docufilm ci fa conoscere anche l’arte del calligrafo Tomoko Kawao per un confronto di similitudine nell’esecuzione delle pennellate fra Vincent e Tomoko e l’artista sperimentale contemporaneo Tatsumi Orimoto, che evidenziano lo spirito e le caratteristiche dell’arte del Sol Levante.

Partendo dalla mostra dedicata ai rapporti tra l’artista e il Giappone, svoltasi al Museo Van Gogh di Amsterdam nel 2018, la narrazione cinematografica illustra la vita, l’arte e i linguaggi dell’artista che iniziò a copiare i soggetti giapponesi tratti da libri e stampe, venduti in Francia a fine ottocento.

Nienke Bakker, Curator of Van Gogh Paintings at Van Gogh Museum, nel filmato racconta e dimostra la passione di Vincent per le linee e la purezza compositiva dell’arte giapponese.

<<Non si potrebbe studiare l’arte giapponese, mi sembra, senza diventare molto più sereni e più felici; dobbiamo ritornare alla natura, nonostante la nostra educazione e il nostro lavoro in un mondo convenzionale. Invidio ai giapponesi l’estrema nitidezza. Nulla vi è mai noioso, né mi sembra fatto troppo in fretta. Il loro lavoro è semplice come respirare: essi fanno una figura mediante pochi tratti sicuri con la stessa disinvoltura come se si trattasse di una cosa semplice quanto abbottonarsi il panciotto.>> Questo è il pensiero di Vincent Van Gogh, molto chiaramente espresso nel docufilm.

Van Gogh e il Giappone – Gran Bretagna 2019

Genere: documentario

Regia: David Bickerstaff

Distribuzione: Nexo Digital

Nelle sale italiane il 16, 17, 18 settembre 2019 – info e biglietti su nexodigital.it

Durata: 90 minuti

 

Judith Maffeis Sala

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial