Kesselhaus Josephsohn San Gallo veduta dell'allestimento

Hans Josephsohn: al MASI (Lugano) una mostra nel centenario della nascita

Hans Josephsohn (1920-2012) ha avuto tre periodi di produzione che non presentano difformità profonde. Sono sedici le opere presenti nella mostra al MASI di Lugano, un’esposizione che dura dal 19 settembre 2020 al 21 febbraio 2021, un progetto realizzato in collaborazione con il Kesselhaus Josephsohn di San Gallo, curato da Ulrich Meinherz e Lukas Furrer, con il coordinamento di Francesca Bernasconi, Maria Pasini e Arianna Quaglio.

Il percorso espositivo comprende una selezione di sculture in ottone, realizzate in un arco cronologico di sessant’anni, senza tuttavia ripercorrere retrospettivamente l’intera carriera dell’artista. La scelta e il posizionamento delle sculture non seguono criteri tecnologici o tematici, ma sottolineano le affinità e i contrasti tra le forme e le superfici delle opere realizzate in epoche diverse. L’aspetto grezzo e movimentato delle opere è frutto di un accurato lavoro e di ripetuti interventi da parte dell’artista.Hans Josephsohn Senza Titolo 1995

Il tema centrale di Josephsohn è la figura umana. Teste, mezze figure, figure in piedi, figure distese e rilievi. L’artista ha utilizzato modelli appartenenti alla cerchia di amici e parenti, con particolare predilezione per le sue compagne di vita: Mirjam, Ruth e Verena. Ha privilegiato immediatezza e vivacità, enfatizzando elementi anatomici e sommando diversi punti di vista che rendono difficile individuare la frontalità della scultura.

Ulrich Meinherz ricorda: <<Le persone utilizzate come modelli non restavano in posa per ore e giorni interi nel suo atelier. Le “sedute” consistevano nel bere caffè, discussioni e brevi periodi di intensa creatività nel lasso di tempo in cui il gesso diventava pastoso e pronto per essere modellato e il momento in cui si addensa in un blocco. Poi si riprendeva a bere caffè, la conversazione continuava e occasionalmente Josephsonhn usava un’accetta  o un coltello per togliere qua e là parti  della massa che aveva appena aggiunto.>>

Attivo come artista dai primi anni Cinquanta sino ai primi anni Duemila, l’opera di Josephsohn è stata definita “scultura esistenziale” e, in un periodo fortemente influenzato dalla devastazione fisica e morale del secondo conflitto mondiale, l’artista utilizza un linguaggio che sottolinea il fragile rapporto fra l’uomo e il mondo.

Fin da giovane Josephsohn è affascinato dall’arte antica, in particolare dalla produzione scultorea degli Assiri, degli Ittiti, degli Egizi e dei Greci. Realizza schizzi sulla base di alcune copie di sculture antiche conservate presso la collezione archeologica dell’Università di Zurigo e si interessa di arte bizantina e medievale.

Insieme ai maestri dell’antichità, Josephsohn apprezza lo stile degli svizzeri Karl Geiser (1898-1957), maestro di Otto Muller (1905-1993) e dello scultore francese Aristide Maillol (1861-1944) per l’uniformità e la semplificazione delle forme. Josephsohn crea una figura umana sedimentata nella memoria, caratterizzata da una straordinaria espressività che ricorda quella di Giacometti.

Con delle superfici grezze, lavorate grossolanamente, simili alla corteccia di un albero o ad una roccia vulcanica, queste sculture appaiono come un ritratto ossessivo dell’essere umano e ci inducono a interrogarci sulla condizione esistenziale umana e sul messaggio che l’artista esprime.

Hans JosephsohnHans Josephsohn nasce a Konigsberg nell’allora Prussia orientale. Le sue origini ebree non gli consentono di ricevere una formazione artistica e, grazie ad una borsa di studio, dal 1938 frequenta per alcuni mesi l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Le leggi razziali fasciste lo costringono a ripiegare in Svizzera, prima a Ginevra, poi a Zurigo dove continua la sua formazione di scultore e inizia ad operare, sino a morte, avvenuta nel 2012 all’età di 92 anni. Nel 2007 un ictus lo costringe a vivere su una sedia a rotelle, tuttavia continua a frequentare il suo atelier e il Kesselhaus.

Dal 24 marzo sino al 2 giugno 2019, venne organizza la prima mostra personale italiana di Josephsohn e dei dibattiti all’ICA di Milano. La mostra fu curata da Alberto Salvadori, in collaborazione con il Kesselhauss Josephsohn di San Gallo, diretto da Ulrich Meinherz. L’artista amava l’Italia, tornò in Italia dopo la seconda guerra mondiale, in particolare tra la bassa Maremma e l’alto Lazio, luoghi in cui era avvenuto il suo importante incontro con l’arte etrusca. Nel 2013 Josephsohn fu presente alla 55ma Mostra Internazionale della Biennale di Venezia.

Nel 1943 Josephsohn si trasferisce nel suo primo atelier e incontra Mirjam Abeles, figlia del filosofo Ernst Bloch, modella in molte sculture che sposerà nel 1954 a dalla quale nel 1962 avrà Andreas il suo unico figlio. Divorzierà da Mirjam nel 1974. Nel 1978 incontra Verena Wunderlin, sua modella preferita nei successivi 25 anni e sua compagna di vita.

Ruth Jacob, conosciuta nel 1954, dal 1956 sarà sua modella principale per le sculture per vent’anni.

In Svizzera due spazi espositivi espongono in maniera permanente allestimenti di opere di Hans Josephsohn: il museo La Congiunta di Giornico, inaugurato nel 1992 e il Kesselhaus Josephsohn di San Gallo, inaugurato nel 2003.

Hans Josephsohn

19.09.2020 – 21.02,2021

MASI/LAC

Piazza Bernardino Luini 6 – 6900 Lugano – CH

Con la collaborazione di Kesselhaus Josephsohn, St. Gallen

Orari d’apertura:

Ma,Me,Ve 10.00 – 17.00

Gio: 10.00 – 20.00

Sa, Do., festivi: 10.00 – 18.00

Lunedì chiuso

www.masilugano.ch

 

Judith Maffeis Sala

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