Save The Duck: secondo grand opening a Milano

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Save The Duck, il marchio di piumini 100% animal free, raddoppia a Milano e apre il proprio flagship store in via Dante 3. E lo fa a due anni dall’apertura del primo monomarca in via Solferino 12. Obiettivo: celebrare la ripartenza della capitale economica italiana post emergenza Covid-19 e farlo al meglio in quello che è uno dei nuovi centri nevralgici dello shopping meneghino: piazza Cordusio. Il taglio del nastro del concept store costruito all’insegna dell’omnicanalità, e dunque con il chiaro intento di azzerare i confini tra offline e online, ha avuto luogo alla presenza di numerosi ospiti.

Save The Duck opening Nicolas Bargi

Nicolas Bargi. A.D. Save The Duck

«Sono estremamente soddisfatto del risultato raggiunto e invito tutti a visitare il nostro nuovo monomarca perché ritengo sia assolutamente in linea con il credo Save The Duck» commenta Nicolas Bargi, amministratore delegato del marchio che lui stesso ha ideato nel 2011 partendo dalle proprie convinzioni etiche. E rilancia: «Tanto più che è stato realizzato in tempi record e in piena emergenza sanitaria ed economica. Ma sono assolutamente convinto che la forza di una azienda in qualunque settore operi si veda anche e soprattutto nei momenti di difficoltà». A fargli eco Angelo Piero La Runa, senior partner di Progressio Sgr, azionista di maggioranza della società del «papero che fischietta» che ricorda: «Al momento del nostro ingresso nel capitale di Save The Duck, nel marzo 2018, abbiamo avviato un importante programma di investimenti nei canali di vendita diretti per il triennio 2018-2020, caratterizzato dall’apertura di store in location strategiche abbinata ad un significativo rafforzamento della presenza nel canale online. E nonostante la pandemia da coronavirus e i suoi inevitabili impatti, stiamo rispettando in pieno il nostro programma focalizzato sull’omnicanalità».

Alla realizzazione del negozio di via Dante 3 ha contribuito lo stesso team che ha ideato gli altri tre monomarca dell’azienda: il primo situato in via Solferino 12, appunto, e le vetrine di Hong Kong e Venezia inaugurate entrambe nel 2019. Capo progetto: l’architetto Caterina Frazzoni di DCMlab, specializzata in design e construction management, che racconta: «Il concept ideato da Antonio Pisanò e il team di Marcel Mauer nel 2018 è in continua evoluzione: dopo la messa a punto di un sistema modulare e flessibile dal punto di vista espositivo, che consente allestimenti in tempi rapidissimi e il riuso degli elementi, per via Dante abbiamo approfondito il lavoro sui materiali, impiegando per il rivestimento degli arredi una malta a base di calce naturale e lolla di riso e per la finitura delle pareti una pittura murale a base di calce di fossa a lunga stagionatura e pula di riso. Abbiamo quindi affiancato al nostro ribbon di plastica riciclata materiali naturali, riciclati e riciclabili al 100%, puntando ad un processo costruttivo circolare e sensibile alle filiere locali, che minimizzi l’impatto ambientale dei nostri punti vendita».Save The Duck opening

Sostenibilità, dunque. Ma non solo. Perché anche la tecnologia gioca e giocherà sempre più un ruolo chiave nel sistema retail di Save The Duck. Un esempio su tutti: il personale di vendita di via Dante 3 è dotato di occhialini realizzati ad hoc per il virtual remote shopping, volti ad abilitare i singoli a mostrare in tempo reale ai potenziali

clienti comodamente seduti sul divano di casa i capi esposti nello store, discuterne le caratteristiche, e a rispondere a tutti i loro dubbi e/o curiosità. E ancora: al pari di quanto avviene negli altri negozi del marchio 100% animal free in via Dante 3 è possibile ordinare e ricevere a casa i capi di taglie e/o colori non presenti al momento dell’acquisto o ritirare quanto comprato nell’e-shop rinnovato al 100% nel corso del 2019 e oggi responsabile del 5% del fatturato del brand.

Prima B-Corp nel mondo fashion in Italia, certificazione che distingue le aziende che volontariamente rispettano i più alti standard di responsabilità e trasparenza in ambito sociale e ambientale, Save The Duck si rivolge a un target globale molto sensibile alle questioni ambientali e animaliste. Save The Duck significa letteralmente «salviamo l’oca». E il logo è una papera che fischietta spensierata. Ma tutti gli animali potrebbero «ringraziare» Save The Duck perché i capi dell’azienda sono 100% animal free e dunque non utilizzano piume, pellami, pellicce e in generale materiali/tessuti di derivazione animale. Nel 2019 l’azienda guidata da Nicolas Bargi è stata dichiarata «Azienda dell’Anno» dalla no-profit a sostegno dei diritti degli animali PETA (People for Ethical Treatment of Animals). E tra gli altri riconoscimenti in palmares c’è la menzione speciale al Premio Eccellenze d’Impresa 2019 targato GEA, Harward Business Review Italia e Arca Sgr, nella categoria «crescita e sostenibilità», dedicato a imprese operanti in Italia che si siano distinte per prestazioni straordinarie in termini di innovazione, internazionalizzazione, crescita e sviluppo dei talenti. Ma quel che più conta è che i riconoscimenti arrivano anche dal mercato. Anche in un momento estremamente difficile come quello che stiamo vivendo. Save The Duck prevede infatti di chiudere il 2020 con un fatturato a quota 35,5 milioni di euro e un EBITDA del 20% circa.

www.savetheduck.it

 

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