La street art

Street Art by Gimsoy

La street art

Andando in ufficio o accompagnando i bambini a scuola, in una ordinaria mattina come tante altre, lo sguardo può cadere sul muro di un palazzo o sulla fiancata di un treno in corsa. Colori e forme prendono vita e davanti ai nostri occhi si materializza l’opera di un artista che sceglie la strada per esprimere se stesso, per gridare a gran voce quello che ha da dire, per raggiungere un pubblico inevitabilmente molto vasto che, seppur in maniera distratta, si accorge che l’ambiente urbano che lo circonda è e può essere diverso. Più bello o, magari per alcuni, più brutto, ma diverso e capace di esprimere un’idea, un sentimento e di suscitare una reazione emotiva in un contesto tanto familiare quanto particolare: la strada.

La street art nasce nei ghetti newyorkesi negli anni ’70 come forma di espressione e di nuovi approcci all’arte e si realizza attraverso gli stencil poster o i dipinti murali realizzati con vernice.

Si diffonde in maniera prepotente in Italia intorno agli anni ’90 attraverso artisti che, senza nessuna autorizzazione ufficiale, si appropriano delle superfici dei palazzi e le trasformano come fossero immense tele bianche. Molti di loro, diventati veri e propri artisti riconosciuti, si affermano in un panorama internazionale che li riconosce e li stima, invitandoli a esprimersi anche in contesti più ufficiali come mostre o gallerie, riconoscendo così una forma di espressione che inizialmente era vissuta come illegale e ufficiosa.

Sempre più numerose diventano le mostre di street art a Milano, metropoli vivace e sempre attenta agli scambi tra arte e pubblico anche grazie a realtà come la fondazione Pirelli HangarBicocca. Nata nel 2004 in un ex stabilimento industriale in cui si fabbricavano locomotive, si pone l’obiettivo, sempre egregiamente centrato, di promuovere e produrre arte contemporanea e, in questo caso, lo fa invitando Osgemeos, un duo di street artist gemelli di San Paolo la cui arte si ispira al folklore sudamericano, passando anche attraverso temi onirici, critica sociale, figure irreali e stilizzate in cui il giallo è il colore dominante che appartiene al loro modo di sognare e di colorare molti degli aspetti della vita. Il programma della fondazione è intitolato “Outside the Cube” perché, all’esterno dell’edificio del Cubo di Pirelli HangarBicocca, viene messa a disposizione di artisti internazionali un’area vastissima in cui prendono vita le forme d’arte che sono strettamente legate all’ambiente urbano e pubblico.

Black and white treesSe questo progetto, intrapreso nel 2016, si concluderà nel 2018, la parete del palazzo del convento di Sant’Antonio a Pisa conserverà, si spera per sempre, l’ultimo capolavoro di street art di Keith Haring che, dai muri della metropolitana di New York, arriva ovunque nel mondo con la sua arte unica e inconfondibile, fatta di contorni neri e colori accesi. Intitolata Tuttomondo, quest’opera è un vero inno alla vita che ha il chiaro obiettivo di sconfiggere il male. I temi dell’armonia e della pace si esprimo attraverso i suoi personaggi e i colori che, attenuati rispetto alle tonalità vivaci a cui era affezionato, scelti anche in base all’ambiente urbano circostante, rendono chiaro l’intento dell’artista di creare un’opera compatibile con il contesto urbano e sociale dove lui ha deciso di inserirla.

E se l’Italia ha ospitato Keith Haring e gli ha concesso uno spazio espositivo fruibile a tutti per la sua ultima opera, il quotidiano inglese The Guardian definisce Blu un artista italiano, uno dei migliori street artist del panorama mondiale. Da Bologna dove nasce, Blu ha trasformato i muri di Roma, Londra, Berlino, Los Angeles, Sud America, fino ad arrivare in un piccolo paese del sud Italia, Grottaglie, famoso per le sue ceramiche, e che oggi è diventato un vero museo a cielo aperto grazie al Fame Festival, un evento che viene organizzato per dare spazio a questa forma d’arte così immediata. L’opera di Blu rappresenta umanoidi che, con sarcasmo e irriverenza, raccontano un vissuto sociale particolarmente caro al territorio. Sono faccioni con i nasi all’insù che si trasformano in minacciose ciminiere.

grafitti artist in actionOltre a Blu, però, i nomi degli street artist italiani sono tanti e tutti affermati e ricercati anche su scala internazionale, cosa che regala al nostro Paese orgoglio e ammirazione. Ozmo è un artista impegnato in una denuncia politica nella sua arte; Pixel Pancho raffigura personaggi meccanoformi che, proprio attraverso la loro freddezza, rappresentano paradossalmente le emozioni e le debolezze umane; Alice Pasquini, attenta al mondo femminile, ha portato la sua arte in giro per il mondo; il duo Sten & Lex lasciano allo spettatore inconsapevole l’interpretazione della loro arte. Agostino Iacurci, classe 1986, porta in giro per il mondo le sue opere colorate che rappresentano figure ludiche e oniriche. I muri di Torino si colorano delle opere di Br1 che hanno come tema principale la dignità della donna. Inoltre, molti artisti, oltre al fascino della loro arte, si arricchiscono del fascino misterioso di una identità celata, come è il caso di C&K, che operano nella città di Napoli. Uf5, il cui nome è Matteo Capobianco, gioca con una tecnica in cui riesce a creare diversi livelli di lettura che, separati tra loro, si intrecciano e realizzano un capolavoro di forme e colori. Questo perché dietro la street art, è bene ricordarlo, non c’è improvvisazione o gioco, ma un vero e proprio studio dell’arte, traslata in un ambiente urbano che, con i suoi spazi trasformati, diventa museo, galleria, esposizione.

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