Il respiro della foresta, al cinema solo il 22, 23, 24 maggio 2023

Cinema

Il respiro della foresta (titolo originale Dark Red Forest), film diretto da Jin Huaqing e distribuito in Italia da Wanted Cinema, è un’opera illuminante calata profondamente nel misticismo e nell’indagine filosofica, ambientata in un paesaggio proibitivo e meraviglioso.

Il respiro della foresta/p>

Sinossi

20.000 monache buddiste vivono in un monastero su un altopiano innevato in Tibet. Circondate da una natura aspra e isolate dal mondo esterno, durante i 100 giorni più freddi dell’anno, lontane dalle loro famiglie, queste donne ci offrono un assaggio della loro ricerca spirituale e della loro devozione religiosa che le porta ad affrontare i grandi quesiti sull’esistenza umana.

Il respiro della forestaIn tutto e per tutto un lavoro di inchiesta spirituale, Il respiro della foresta è un maestoso documentario – con immagini di enorme impatto visivo – che tratteggia i particolari dell’annuale ritiro di migliaia di monache Tibetane, auto-confinate in piccole abitazioni in legno, che punteggiano il vasto altopiano del Tibet. Con una delicatezza straordinaria, la macchina da presa si apposta nel Monastero Yarchen osservando le donne che, durante i 100 giorni del loro apprendistato, affrontano e in qualche caso risolvono, profonde questioni di vita o di morte, di sofferenza e guarigione, di karma e missione interiore.

Il respiro della foresta/p>

Il documentario è in lingua tibetana, sottolineato in italiano.

Dichiarazioni del regista Jin Huaqing

Nell’inverno del 2014, ho incontrato alcune monache tibetane in una valle desolata a Ganzi, nella regione dello Sichuan. Le loro vesti marroni volteggiavano in aria mosse dal vento. Con la brina sulle ciglia, i loro sorrisi erano timidi e innocenti. Ho passato i giorni successivi con loro.

Il respiro della foresta/p>

La loro pace e il loro affetto hanno fatto aprire il mio cuore. Ho pensato che avrei potuto far provare le stesse sensazioni anche ad altre persone, se solo gli avessi fatto incontrare questo gruppo di naturaliste spirituali, se avessi fatto loro scoprire l’esistenza di questa “foresta religiosa”.

Il respiro della foresta/p>

Dopo questo primo in contro, ho deciso di passare un po’ di tempo con loro, immergendomi al cento per cento nelle loro vite, e riscoprendo una nuova visione delle cose.

Il respiro della foresta/p>

Dopo più di un anno con loro, il film non stava andando avanti. Nonostante fosse un monastero tibetano con il più alto numero di monache al mondo, era anche del tutto misterioso, austero e oscuro al resto del mondo.

Il girato doveva essere approvato da diverse congregazioni e dai loro abati ad ogni step. Abbiamo fatto richiesta per filmare il ritiro dei cento giorni, la “sala dei Sutra”, la sepoltura celeste e altre scene pezzo dopo pezzo. I loro processi decisionali erano molto lunghi, ci dicevano spesso di aspettare ancora e ancora.

Il respiro della foresta/p>

Un altro aspetto importante da considerare era la nostra integrazione nelle loro vite. All’inizio erano molto sorprese e addirittura furiose nei confronti di un gruppo di ospiti “non desiderati”. Abbiamo per questo deciso di non portare con noi l’attrezzatura durante le prime visite.

Progressivamente, siamo diventati parte delle loro routine quotidiane. Più e più volte, andavamo nelle loro cucine la mattina presto, ci sedevamo di fronte alla monaca incaricata di pensare al fuoco e stavamo in silenzio, ad ascoltare lo scoppiettio della legna.

Esattamente come loro, sedevamo a gambe incrociate nella sala dei sutra durante il giorno, osservando in giro o anche solo restando fermi. Durante le notti, spesso sedevo con loro e assistevo alle conversazioni con i loro guru. E’ così che le abbiamo fatte abituare alla nostra presenza e convinte che non avremmo assolutamente disturbato le loro pratiche.

Mi trovavo spesso in soggezione alla vista delle innumerevoli piccole capanne sulla collina o quando osservavo tutte quelle monache suonare i sutra insieme. Mi ricordavano una sorta di parata militare, o una densa e vasta foresta. L’idea di raccontarle come un unico gruppo era sicuramente più potente di tratteggiare le loro storie individuali. Diverse volte la notte mi ritrovavo piuttosto commosso quando ascoltato i guru e le monache discutere del significato della vita, della legge causa-effetto, della morte e della rinascita. Amo la natura di questo posto, il frusciare del vento freddo, la neve pesante che cade dal cielo e gli acquazzoni improvvisi. Sono tutti elementi che sembrava manifestassero il senso della vita.

Non volevo realizzare un film di fantasia né prettamente informativo.

Volevo solo mostrare il loro percorso esistenziale con immagini minimaliste, per svelare al meglio questo posto e questa realtà che sembrano provenire da un altro mondo.

Ho nascosto la telecamera il più possibile e lasciato che i soggetti si muovessero liberamente, per catturare la loro vitalità, nel modo più essenziale possibile. Non ho posto loro domande e ho scelto di non inserire alcun suono che non provenisse da quel luogo, inclusa musica di sottofondo.

Era importante per me e il mio team lavorare nel modo più naturale ed eticamente corretto possibile.

Abbiamo atteso tre anni per completare la scena della “sepoltura celeste” durante gli acquazzoni estivi. Tutto ciò che potevamo fare era attendere in trepidante ansia nel luogo adibito alla sepoltura – dopo circa 43 appostamenti, siamo riusciti a riprendere quando accadeva.

Nonostante sia stato un processo lungo e difficile, non cambierei nulla di questa esperienza. Ho avuto modo di creare ricordi indelebili del tempo passato là. Sento che non riuscirò ad uscire da quella foresta per il resto della vita. Nella mia testa, questo è un gruppo di persone spiritualmente ricche e felici. Sono l’incarnazione essenziale della spiritualità. Ho ritrovato in loro le più pure virtù umane – altruismo, gentilezza, e accoglienza. Se esistessero persone perfette in questo mondo, direi senz’altro siano loro.

Il respiro della foresta/p>

Mi sento sinceramente fortunato ad aver avuto occasione di passare del tempo tra di loro. Negli ultimi sei anni, come un bambino che gioca con dei mattoncini, ho cercato di catturare un mondo incredibilmente bello e spero che gli spettatori riescano a percepirlo. Questo lavoro mi ha fatto ripensare al mio futuro e ha orientato la mia ricerca di una direzione, di un significato.

IL RESPIRO DELLA FORESTA

Solo il 22 – 23 – 24 maggio al cinema

Durata: 85 minuti

https://wantedcinema.eu/

 

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial