We Are Art Through the Eyes of Annalaura

We Are Art Through the Eyes of Annalaura è il il documentario lungometraggio diretto e prodotto da Annalaura di Luggo, che è in selezione al Festival Visioni dal Mondo.

La proiezione in anteprima nazionale è stata al Teatro Litta il 14 settembre 2023.

Il lungometraggio si è qualificato per la “Consideration” per le nominations agli Oscars 2023 nella categoria Best Documentary Feature e Best Original Song.

In particolare la canzone We Are Art (scritta da Annalaura e Paky Di Maio) è entrata in nomination per l’Hollywood Music in Media Awards come miglior Canzone in un Documentario https://www.hmmawards.com/2022-hmma-nominations/

Il documentario è sostenuto dal Ministero della Cultura, dalla Film Commission della Regione Campania, dalla Fondazione Banco Napoli e da Luca de Magistris Private Banker Fideuram.

E’ stato presentato a New York e Los Angeles dove è stato siglato un accordo di distribuzione internazionale con Cinedigm Entertainment Corp e apparirà in tutto il mondo il primo Dicembre su Amazon Prime, Apple Tv e altre piattaforme.

Il programma di proiezioni in sala in Italia partirà con un evento speciale al Museo Altemps di Roma dove verrà esposta anche l’opera Colloculi a cui seguirà una proiezione nell’ambito della quindicesima edizione del  Galà del Cinema e della Fiction – Italian Identity che si svolgerà a Napoli dal 20 al 26 novembre 2023.

Girato a Napoli, “We Are Art Through the Eyes of Annalaura”, prodotto e diretto da Annalaura di Luggo è una storia intrisa di creatività, volta a promuovere, nel solco di una rinnovata idea di inclusione sociale dei giovani con difficoltà fisiche e sociali, ipotesi e prospettive di ripartenza, fondate su un rapporto virtuoso tra umanesimo e tecnologia.

Il documentario lungometraggio racconta il percorso dell’artista Annalaura di Luggo nel creare un’installazione immersiva e interattiva: Collòculi con la forma di un occhio gigante in alluminio riciclato (quale simbolo di salvaguardia ambientale) nella cui pupilla prende vita l’opera multimediale We Are Art.

Il punto di partenza della narrazione sono gli occhi di quattro ragazzi, che ci rivelano il proprio universo umano e poetico nonché il modo in cui hanno superato avversità quali bullismo, discriminazione razziale, cecità, alcool e criminalità. Attraverso i linguaggi della videoarte, del sound design e della realtà immersiva, li vediamo spogliarsi dai pregiudizi e dalle sofferenze mentre l’osservatore resta catturato dal loro sguardo e, grazie a sofisticate telecamere, entra a far parte della scena, sollecitando un confronto che non può essere senza conseguenze, perché “guardarsi negli occhi” significa predisporsi all’incontro immedesimandosi nella vita degli altri nella consapevolezza che noi siamo tutti opere d’arte: We Are Art.

Occhio come pianeta, come “universo dell’umano”. Occhio come infinità delle differenze che l’artista riconduce nell’unicità dell’opera d’arte, sia essa foto, video, film.

“Per me,– dichiara Annalaura di Luggo  – ogni essere umano è una meravigliosa creatura di Dio. Da sempre esploro la natura umana attraverso la vista, indagando l’occhio, le sue espressioni, i suoi colori. L’occhio è lo specchio dell’anima. Per fare questo ho sviluppato e brevettato una fotocamera speciale che mi permette di esplorare l’iride. La metto a nudo, la dilato e la trasformo e da qui faccio partire ogni mio percorso creativo”.

“La mia esperienza artistica e umana – continua di Luggo  ruota attorno all’interesse sulla persona, sull’affermazione dei valori dell’uomo e della vita. Da questo indizio poetico scaturisce una ricerca espressa attraverso una cifra stilistica che mi ha permesso di siglare un lavoro il cui esito oscilla tra la cinematografia tradizionalmente intesa e le ricerche più avanzate di video arte e 3D, tra il reportage e il documentario e l’installazione interattiva.

Il mio lavoro è sempre collettivo, raramente ruota attorno ad un protagonista. In WeAre Art scelgo un’inclusione trasversale, vale a dire mettendo a confronto vari tipi di difficoltà che solo con la partecipazione e la condivisione possono trovare possibili vie di uscita. WeAre Art non costituisce solo una ricerca sociale e artistica sulla percezione umana, ma anche un’affermazione del valore dell’individuo come parte attiva della società. Qui sono gli occhi dei quattro protagonisti che ho scelto a svelare altrettante singolarissime storie di sopravvivenza e di riscatto, trasformandosi in una grande opera d’arte d’insieme, una sinfonia visiva, con una funzione sociale e socializzante.”

Il documentario, attraverso un percorso audiovisivo che attinge ai linguaggi della video arte, del cinema sperimentale e del sound design, vuole offrire un ritratto visionario di giovani che grazie alla loro abilità sono riusciti a farcela!

“Ho praticato – afferma Annalaura di Luggo – un meticoloso lavoro di transizioni audio e video, concentrandomi sugli occhi; occhi che vengono continuamente “plasmati”, diventando la porta attraverso la quale possiamo percepire l’essenza dell’essere umano, focus principale del progetto: la realizzazione di un’opera multimediale dove i protagonisti sono gli stessi ragazzi. Un percorso di sgretolamento dei pregiudizi attraverso la trasposizione in nuove forme e dimensioni al di là degli stereotipi”.

La metafora della vista (regno dei valori e dei sentimenti intimi) rende possibile il dialogo con lo spettatore che entra in contatto con l’evoluzione intima dei ragazzi protagonisti, Noemi, Youssouf, Larissa e Pino che si riscattano dal loro passato e si trasfigurano in immagini surreali con una metamorfosi dei loro occhi. Un percorso dall’oscurità alla luce in cui le emozioni, suscitate dall’interazione con lo sguardo dei quattro ragazzi, consentono allo spettatore di immedesimarsi nella vita degli altri.

Spogliandosi delle apparenze,– chiarisce  Annalaura di Luggo – Larissa, Noemi, Pino e Youssouf liberano la loro identità diventando “vera forma del vedere”: grazie ad alcuni effetti speciali, si rivelano nei colori della propria iride che, espandendosi, va a coincidere con il perimetro dei loro corpi, diventando “specchio dell’anima”. E l’anima prende sopravvento sul corpo. Ecco allora, che muovendomi all’interno di spazi pregni di sofferenza ma allo stesso tempo pieni di dignità, ho provato a dare alla speranza la possibilità di prendere il sopravvento. Come ho proceduto in tutto questo? Attraverso un lavoro meticoloso di immagine dove la camera indugia nella ricerca del bello nonostante un terreno di partenza del tutto insidioso. Ed ancora attraverso la commistione di vari linguaggi, alcuni più convenzionali, altri sperimentali, i quattro ragazzi, coinvolti a trecentosessanta gradi hanno permesso al mio lavoro di superare l’impasse dell’esercizio di stile, facendolo diventare “opera viva” e “luogo” di consapevolezza”.

Negli occhi dei più deboli siamo invitati a contemplare la capacità di rialzarsi, di ‘guardare avanti’ e di guardare ‘dritto’ verso un obiettivo.

Il docufilm perde allora i connotati di mera documentazione o di reportage, diventando qualcosa di “fluido”: video arte e performance visiva allo stesso tempo, in una parola, opera d’arte “totale”. Noi siamo arte. WeAre Art! E lo vediamo “attraverso gli occhi di Annalaura”…

  

Condividi